La Curia di Borgo fu istituita da Giulio III con il breve "Ad fidei constantiam" del 12 febbraio 1550 al fine di garantire un controllo diretto sul territorio adiacente il Vaticano, che per le sue peculiarità necessitava di un'amministrazione privativa. La carica di Governatore di Borgo, abbinata a quella di Capitano generale della Guardia di Sua Santità, era in genere ricoperta da un parente del pontefice regnante, cui spettavano per il governo dell'antica Città Leonina le stesse prerogative che il Governatore di Roma aveva sul resto della città. Per l'amministrazione della giustizia il Governatore di Borgo era dotato di un suo tribunale con carceri annesse, situato in un palazzo ora non più esistente che affacciava sull'antica via Alessandrina, di fronte al convento dei Carmelitani e alla chiesa di S. Maria in Traspontina; con i suoi giudici, notai e un mandatario, egli poteva conoscere e giudicare tutte le cause civili, criminali e miste riguardanti gli abitanti di Borgo, mentre con il bargello e i suoi birri manteneva l'ordine e la sicurezza sul territorio. La Curia di Borgo, sebbene la sua competenza si limitasse alla zona che andava «dalla Porta di S. Pietro all'Adrianeo (a ponte S. Angelo) fino alla Porta Settimiana in Trastevere», compresa qualsiasi altra causa i cui attori fossero domiciliati in Borgo, estese la propria azione invadendo spesso la giurisdizione degli altri tribunali romani, generando conflitti e interferenze tipici dell'amministrazione della giustizia nello Stato pontificio di antico regime. I conflitti giurisdizionali indussero Clemente IX a porre fine de iure all'attività di questa magistratura: con la costituzione "In hoc primo nostri pontificatus ingressu" del 1° settembre 1667 revocò al Governatore di Borgo i poteri giudiziari, affidando la trattazione privativa di tutte le cause al Governatore di Roma, che assunse anche il titolo di Vicegovernatore di Borgo *