Con l'istituzione dei ministeri (motuproprio 29 dicembre 1847), l'amministrazione delle proprietà e delle rendite dello Stato fu di spettanza del Ministero delle finanze, al quale appartennero le fabbriche, i fondi e le proprietà camerali, le miniere e le cave, gli stabilimenti della Camera; da esso dipesero la Depositeria camerale, il Monte di pietà di Roma (sul quale aveva competenza anche il Comune di Roma per il motuproprio 1 ° ottobre 1847 [1]), le zecche e il bollo degli ori e argenti, nonché gli uffici dei notai della Camera e la truppa doganale. Inoltre il Ministero delle finanze «soprintendeva» agli uffici del censo, solo a revisione censuaria ultimata, e «tutelava» le banche e ogni stabilimento di credito pubblico.
Per le «istruzioni provvisorie» in pari data, il Ministero comprendeva sei direzioni generali; cinque attive: dei dazi diretti e proprietà camerali, delle dogane e dazi di consumo, del bollo, registro e ipoteche, dei lotti, delle poste; ed una passiva: del debito pubblico.
Con l'editto sui ministeri del 10 settembre 1850 [2] fu creata una settima direzione generale, quella delle zecche. La Presidenza del censo rimase invece ancora affidata a un cardinale e dipese dalla Segreteria di Stato poiché il suo trasferimento alle dipendenze del Ministero delle finanze fu rimandato fino al compimento della revisione censuaria.