Con l'art. 191 del motuproprio 6 luglio 1816 fu annunciata la formazione del nuovo catasto generale rustico e urbano di tutto lo Stato, ed a ciò fu deputata una Congregazione particolare, dei «catastri». Il 22 febbraio 1817 il tesoriere generale, presidente della Congregazione, pubblicò un regolamento sulla misura dei terreni e formazione delle mappe, dal quale si deduce esservi stato allora in Roma un ufficio generale dei catasti al quale era preposto un direttore e dal quale dipendeva il personale incaricato dei catasti nelle province (artt. 1, 3). Dalle disposizioni successive relative ai catasti risulta che l'ufficio generale di Roma fu trasformato nella Direzione generale dei catasti nel 1817, anteriormente alla pubblicazione del regolamento sulle cancellerie dei catasti, del 1 dicembre 1817 [1]. Nei primi anni presidente della Congregazione dei catasti fu il tesoriere generale, Cesare Guerrieri Gonzaga, poi dal 1819, quando il Guerrieri Gonzaga fu creato cardinale, il presidente della Congregazione fu un cardinale ed assunse il titolo di presidente del censo. Parimenti, il direttore generale dei catasti si denominò direttore generale del censo- questa Direzione generale ebbe vita sino al 1845. Continuarono a sussistere sia la Congregazione dei catasti (dal 1822, del censo) che la Presidenza del censo, dapprima riunite sotto lo stesso presidente. Dopo la restaurazione del 1849 la Congregazione del censo era composta da nove cardinali; la Presidenza era presieduta da un cardinale che non faceva neppure parte della Congregazione [2] .Nell'ultima sua composizione, nel 1870, la Congregazione era composta da dieci cardinali, dal segretario, dal tesoriere generale della Camera, dal ministro dell'Interno, dall'avvocato generale del fisco e dal commissario della Camera; la Presidenza generale del censo era retta da un cardinale, membro della congregazione [3].
Le principali norme di attuazione furono pubblicate con motuproprio 3 marzo 1819 [4], che costituì la legge fondamentale in materia catastale; il catasto fu topografico, con mappe al duemila, e descrittivo, con broliardi. Per la sua compilazione fu seguito il metodo napoleonico, cioè il rilievo topografico particellare; furono utilizzati i lavori del catasto napoleonico (erano state quasi ultimate le mappe sia delle Marche che delle Legazioni) e fu adottata la stessa misura unica, il sistema metrico decimale, del quale si vollero però rifiutare le denominazioni, conservando i vecchi termini con nuovo significato (la canna censuaria fu uguale al metro). La tariffa per la stima dei terreni doveva essere sottoposta all'approvazione della congregazione dei catasti, ed a tale scopo fu istituita in Roma una Commissione consultiva del censo composta da cinque agronomi e presieduta dal direttore generale dei catasti (art. 16-17 del motuproprio 3 marzo 1819); ne fecero parte anche il segretario e l'assessore dei catasti (art. 5 del regolamento 20 marzo 1819). Il nuovo catasto, attivato provvisoriamente nel 1825, fu ultimato nel 1835 ed entro quindi in vigore durante il pontificato di Gregorio XVI: da ciò la denominazione di «catasto gregoriano».
Le operazioni di revisione cominciarono nello stesso anno 1835. Con il regolamento sulla revisione del nuovo estimo censuario, pubblicato con circolare della segreteria per gli affari di Stato interni 11 luglio 1835 [5], furono istituite in Roma una Commissione generale per la revisione del nuovo estimo, composta da quattro deputati provinciali (in ogni provincia fu istituita una commissione filiale) ed una giunta di revisione. Quest'ultima era formata da cinque periti, quattro dei quali stabili, mentre il quinto variava secondo la provincia. Per la designazione dei periti si considerava lo Stato suddiviso in quattro parti: le quattro Legazioni, le Marche, l'Umbria, la Comarca di Roma (e province adiacenti, comprendendo in questa dizione anche Camerino, Orvieto, Rieti, Urbino e Pesaro).
Una «nuova giunta di revisione del censimento» riprese le operazioni nel 1842 (circolare della Segreteria per gli affari di Stato interni, 2 marzo 1842) [6]. La revisione fu completata nel 1856 per le Marche, nel 1859 per 1' Umbria.
Un ampio aggiornamento fu ripreso dopo la perdita delle province annesse al regno d'Italia, nel 1861-1862; l'estimo così riveduto fu attivato dopo l'unità nel 1871-1812. Dopo l'unità fu aggiornato altresì il catasto urbano che era stato ordinato con motuproprio 10 dicembre 1818.
L'attività della Presidenza si estese anche alla compilazione delle carte geografiche, corografiche e topografiche dello Stato, e delle piante delle principali città.