Per antica tradizione la diocesi di Ostia e Velletri fu quasi sempre affidata al cardinale decano del Sacro collegio che vi esercitava, in qualità di governatore, una giurisdizione privativa in civile e in criminale sia tra i laici che tra gli ecclesiastici. Il cardinal decano aveva un Tribunale a Velletri ove giudicavano cumulativamente il vice governatore e il vicario, e un Tribunale a Roma ove un uditore generale giudicava in figura di segnatura e di giudice ordinario. Nel primo caso l'uditore ammetteva o negava i ricorsi contro le sentenze dei giudici di Velletri e contro le proprie sentenze di giudice ordinario; nel secondo caso giudicava in primo grado le cause relative ad obblighi camerali e quelle nelle quali il convenuto, benchè dimorante in Roma, era di Velletri; e in appello i ricorsi contro le sentenze dei giudici di Velletri. Il 5 agosto 1810 Napoleone sopprese le diocesi di Ostia e Velletri e di conseguenza il Tribunale che vi era connesso. Esso fu però ripristinato nel 1814 e riconfermato con motuproprio del 5 ottobre 1824. Poco dopo l'elezione di Gregorio XVI gli abitanti di Velletri chiesero al pontefice l'abolizione di tale giurisdizione privativa e di essere sottoposti alle leggi generale dello Stato. Con il motupropirio 1° febbraio 1832 il Tribunale fu infatti abolito e la città di Velletri divenne capoluogo della omonima delegazione.