Con le elemosine affluite dopo un miracolo avvenuto per intercessione della Madonna, l'immagine della quale si venerava ai «granai dei Mattei»[1], fu eretto dopo il 1470 l'ospedale che fu gestito dall'omonima confraternita. Nel 1502 quest'ultima si fuse con la confraternita di S. Maria delle Grazie che a sua volta amministrava un piccolo omonimo ospedale. Nel 1505 ad esse si aggiunse la confraternita di S. Maria in Portico, che era stata istituita nel sec. XV per amministrare il più antico degli ospedali romani, che la tradizione faceva risalire addirittura ai tempi di Galla Placidia figlia del senatore Simmaco. Dalla fusione delle confraternite e dei patrimoni dei rispettivi ospedali nacque una nuova confraternita che dapprima si chiamò della Beata Vergine Maria de vita eterna e successivamente di S. Maria in Portico, della Consolazione e delle Grazie. La fusione anche dei patrimoni consentì alla nuova confraternita di ampliare e ristrutturare l'ospedale della Consolazione e di esplicarvi una più vasta attività di assistenza. L'ospedale per la sua ubicazione (a cavallo fra i quartieri popolari di Trastevere e Monti abitati soprattutto da artigiani e manovali) si occupò particolarmente dei traumatizzati, di tutti coloro cioè che subivano traumi a causa di infortuni sul lavoro o per i tristi effetti della violenza, e si specializzò in interventi chirurgici. Per questa ragione fra i medici che lavoravano alla Consolazione vi furono molti maestri di chirurgia, tra i quali in particolare Bartolomeo Eustachio che qui fece le sue principali ricerche anatomiche.