L'Ospedale San Gallicano, nato grazie al Papa Benedetto XIII nel 1725, fu uno dei primi centri in Europa specializzato in malattie dermatologiche. La nuova struttura veniva ad inserirsi in una Roma settecentesca, dove regnava, da una parte un ricco ceto privilegiato e, dall'altra, infieriva una povertà nella sua manifestazione più repellente. Da un punto di vista sanitario, schiere di poveri infermi affetti da lebbra, rogna e tigna venivano, fino ad allora presi in carico dal Santo Spirito che, con Breve del 30 marzo 1645 era stato unito al San Lazzaro, a loro appunto destinato ma, con il tempo, impossibilitato a fronteggiare la situazione.
L'Ospedale venne edificato a Trastevere, nel cuore della Roma antica, tra il 1720 e il 1730 su progetto dell'architetto Filippo Raguzzini. L'Istituto appare quale giusta conclusione del paziente lavoro di un umile sacerdote, don Emilio Lami che, nell'ospizio di Santa Galla, dove ebbe la nomina a priore, sviluppò la sua inclinazione all'arte sanitaria, con numerose osservazioni ed esperimenti di cura richiamando, da più parti, i sofferenti che cercavano sollievo. Dai primi successi della sua opera e dall'aumento del numero degli ammalati che facevano ricorso alle cure, maturò l'idea di trasformare l'ospizio in Ospedale. Un successivo incontro con il cardinale Corradini, divenuto poi il protettore del San Gallicano, lo convinse a realizzare il suo progetto in quello che fu, in piazza in Piscinula, in una casa denominata "il palazzaccio", il primitivo Ospedale di San Gallicano, composto di 40 letti e 2 altari, dove accolse, in breve tempo, uomini e donne curati e mantenuti grazie alle elemosine dei suoi benefattori. Il 15 gennaio 1722 il Papa emise un Breve con il quale conferiva al Lami la facoltà di poter, in questo luogo, medicare tutti coloro che erano affetti da tigna e lebbra. La costruzione di questo grande edificio, affettuosamente denominato dai Trasteverini "l'Ospedalone", per il suo lungo impianto longitudinale, voluta da Benedetto XIII e per la cui inaugurazione venne coniata nel 1727 una medaglia ufficiale con la sua effige, è da intendersi, come recita la Bolla di fondazione del 6 ottobre 1726 "Bonus Ille" quale diretta volontà del Pontefice, che voleva dotare la città di una nuova struttura sanitaria che, come riporta una lapide commemorativa all'interno dell'Ospedale, fosse dedicata al ricovero e cura di tutti quei pazienti affetti da mali gravi e ripugnanti fino ad allora emarginati ed abbandonati da tutti.
Nel 1731 venivano stampate a Roma, nella stamperia di Girolamo Mainardi, "Le Regole" del Venerabile Spedale di Santa Maria e San Gallicano approvate dall'eminentissimo principe il "Signor Cardinale Pietro Marcellino Corradini protettore d'esso Spedale". Esse rappresentano la vera pietra di fondazione morale e giuridica del nosocomio romano costituendo un testo fondamentale da un punto di vista storico scientifico, poichè le norme in esse contenute sanciscono la nascita di un moderno ospedale attrverso una rigida regolamentazione, che trova il suo ampliamento sotto Benedetto XIV con gli " Stabilimenti introdotti nel Venerabile Spedale di Santa Maria e San Gallicano per il buon servizio dei rognosi febbricitanti" del 1743. Le regole del 1731 costituiscono nel contesto europeo i più antichi regolamenti di un ospedale dermatologico, in cui traspaiono prescrizioni mediche e precetti morali; esse rappresentano anche un indubbio codice di comportamento etico e sociale all'interno di una struttura ospedaliera caratterizzata da una netta suddivisione di competenze quale strumento fondamentale per ovviare a disfunzioni e disordini all'interno di un nosocomio. Ma è soprattutto nelle disposizioni riguardanti i malati, che si rivela lo spirito di servizio, che anima l'istituzione. I malati poveri che non sono ricoverati possono essere ricevuti nell'ambulatorio e per quelli più poveri, che d'inverno non possono essere accolti nell'Ospedale, viene preparato un ricovero per la notte con legna e fuoco per riscaldarsi; tutti gli infermi sono esentati dalla vigilia e dal digiuno nei tempi previsti dalla liturgia; ai malati guariti, al momento delle dimissioni dall'Ospedale, viene posto a disposizione dal comandante della flotta mercantile, il vestiario di scarto delle triremi; medicamenti e unguenti sono offerti gratuitamente ai poveri anche se non somministrati tra le mura dell'Ospedale.
L'interesse suscitato in tutta Europa da questo nuovo Ospedale è da considerarsi soprattutto per le sue innovazioni nel campo dell'ingegneria sanitaria. La sua modernità risiedeva infatti, da una parte, nella formazione di una rete di adduzione delle acque bianche e cioè dellAcqua Paola sino all'Ospedale ed in particolar modo la sua successiva distribuzione interna in vari canali minori per i diversi utilizzi; dall'altra la costituzione di una rete fognante cui facevano capo i siedini a servizio degli ammalati, inseriti tra letto e letto e ricavati nello spessore della muratura della facciata, creando, in tal modo, una ricca dotazione di impianti igienici, indiscussa novità per quell'epoca.
I primi contributi concernenti informazioni storiche sull'opera, rilevante per l'architettura del primo settecento e considerata tappa fondamentale nell'evoluzione dell'architettura sanitaria ospedaliera, risalgono ai primi decenni del '900 quando numerosi testi introducono nuovi elementi di studio riguardanti le vicende evolutive degli Istituti di assistenza.
La costruzione del nuovo Ospedale e il suo significato per la città venne immediatamente recepita e segnalata dai contemporanei fornendoci, in tal modo, le prime testimonianze. Una delle testimonianze del prestigio dell'Ospedale si trova nell'Ordinamento del 1826 di Papa Leone XIII, che stabiliva come gli studenti di medicina fossero obbligati a frequentare l'Ospedale dove si teneva l'insegnamento della dermatologia nell'elegante sala del Teatro Anatomico, opera dell'architetto Palazzi, la cui nascita è legata proprio alle vicende mediche in via di sviluppo da una parte, e dall'altra, alla ricorrenza del centenario della fondazione del nosocomio.