Non si ha notizia dell'atto istitutivo di questo tribunale capitolino che, con competenze proprie, integrava l'attività giurisdizionale del Senatore di Roma. La presenza dei Maestri giustizieri è attestata nella seconda metà del secolo XV nel "Liber Iuramentorum", attribuito agli anni 1464-1471, che contiene i testi dei giuramenti da pronunciarsi dalle autorità civili ed ecclesiastiche.
Leone X con la bolla "Dum singularem" del 19 marzo 1513 ripristina, restituendola al Popolo romano, anche tale magistratura, alla quale è poi dedicato il capitolo XL dei nuovi statuti di Roma confermati da Gregorio XIII nel 1580.
I due Magistri iustitiarii o conciliatori, coadiuvati da un assessore ed un notaio, erano incaricati di decidere con procedura semplificata questioni relative al danno dato nei canneti, vigne, orti e terreni sodivi e le controversie tra confinanti in merito a fossi, fratte,cancelli, vicoli vicinali e cippi di confine. Tra le loro competenze è documentata anche la concessione di licenze per la vendita ed il trasporto dei frutti degli appezzamenti suburbani.
La magistratura fu formalmente soppressa con motuproprio 11 marzo 1801, quando ormai aveva da tempo cessato di funzionare.