Con decreto 17 giugno 1809 la Consulta straordinaria per gli Stati romani aveva stabilito che la Corte d'appello di Roma, massimo organo giudiziario dei Dipartimenti romani, sarebbe stata composta da due presidenti, ventidue giudici, sei uditori, un procuratore generale imperiale ed un sostituto. Insediatasi il 14 agosto 1809, la Corte nella sua seconda riunione il 18 agosto decise la sua suddivisione in due Camere, non diversificate per competenza.
La Corte era competente sugli appelli contro le sentenze dei tribunali di prima istanza e dei tribunali di commercio. Trattava inoltre gli appelli contro le sentenze dei cessati tribunali pontifici, appellabili secondo l'ordinamento pontificio, e contro le sentenze degli organi giudiziari provvisori sanciti dai francesi nel periodo transitorio (luglio-agosto 1809). La Corte d'appello svolgeva anche funzione di vigilanza sull'operato di tutti gli organi giudiziari dei due dipartimenti in cui erano suddivisi gli Stati romani.
La Corte cessò le sue funzioni il 17 agosto 1811: il 20 agosto si insediò la Corte imperiale di Roma con la contestuale entrata in vigore dei nuovi codici e della nuova organizzazione giudiziaria.