Eretta da Clemente XII con chirografo 14 luglio 1735, Ad circumspectam romani; confermata da Benedetto XIV con motuproprio 18 marzo 1746. Aveva lo scopo di regolare le scritture e l'amministrazione dell'erario e le competevano la rivendicazione dei beni ecclesiastici e camerali alienati, la composizione delle vertenze e la liquidazione dei conti relativi, funzioni in parte precedentemente assolte da tre computisti della Camera. La Congregazione si riuniva dinanzi al tesoriere generale con l'intervento dell'avvocato fiscale, del commissario della Camera, del computista generale, di alcuni sostituti. Molto scarsa fu la sua attività fra il 1800 e il 1809 perché le sue competenze furono assorbite, oltre che dal camerlengato e dalla Camera, dalle congregazioni deputate per il recupero dei beni ex nazionali. Ripristinata dopo la restaurazione, le sue competenze furono aumentate con le istruzioni del tesoriere generale del 27 luglio 1822; con successivi ampliamenti di poteri divenne una magistratura paragonabile alla corte dei conti.
Tra le attività della congregazione va ricordata la liquidazione delle aziende economiche del governo italico, per la quale nel 1818 furono deputate due commissioni, l'una residente in Macerata, l'altra in Forlì, poi sostituite, con la ricordata circolare del 1822, da un commissario in ciascuno dei capoluoghi dei sei ex dipartimenti.
Alla Congregazione succedette nel 1832 il Consiglio fiscale.