Durante il pontificato di Benedetto XIV questo importante ufficio camerale, al quale era devoluto il compito del rendiconto contabile delle entrate e delle uscite dello Stato pontificio e della formazione del bilancio consuntivo, subì una profonda modificazione. La situazione finanziaria estremamente critica costrinse il Pontefice a una sostanziale riforma della Computisteria per raggiungere il duplice scopo di portare ordine nel sistema delle scritture contabili e di conoscere ad ogni momento e celermente la situazione finanziaria dello Stato. Vari pontefici si erano interessati al problema e avevano legiferato in proposito ma, in realtà, si era trattato soltanto di aggiustamenti più formali che sostanziali portati ad un sistema contabile che restava pur sempre un semplice « inventario finanziario ». L'incarico di preparare il piano di riforma fu affidato a Francesco Simonetti, ufficiale della Dataria apostolica. Successivamente l'elaborato del Simonetti fu discusso da una commissione di esperti composta dai cardinali Gentili e Valenti, dal tesoriere generale Giovanni Battista Mesmeri, dal commissario generale mons. Rubini e dallo stesso Simonetti; infine fu sottoscritto il 14 novembre 1743. Il nuovo impianto della Computisteria cominciò a funzionare già dall'anno 1144. Frattanto alcune importanti decisioni del pontefice avevano preparato il terreno alla applicazione della riforma Simonetti: lo svincolamento dell'amministrazione finanziaria e del bilancio dalla persona del Pontefice (prima della riforma il bilancio veniva redatto alla fine di un pontificato); la disposizione di elaborare e presentare il bilancio entro il 30 giugno di ogni anno; la soppressione di tutte le regalie sia in denaro che in natura; il trasporto della Depositeria generale e della Tesoreria segreta presso il monte di pietà di Roma. Con chirografo del 31 dicembre 1743 venivano soppressi i tre uffici di Computisteria esistenti fin dal pontificato di Sisto V e veniva istituita una sola Computisteria generale con a capo un computista di nomina pontificia il quale di diritto faceva parte della Congregazione dei conti e della Congregazione dei residui. Il primo computista generale fu appunto Francesco Simonetti. La riforma da lui predisposta, che si riflette ovviamente nell'archivio, ebbe la sanzione pontificia con chirografo del 18 marzo 1746. Essa comportava la tenuta di quattordici libri mastri intorno a ciascuno dei quali venivano elaborati dei libri subalterni, del registro dei chirografi; del registro delle patenti e deputazioni; di un libro dei depositi che ogni giorno venivano effettuati in Depositeria generale; e di un inventario di tutti i libri e le scritture della Computisteria. I quattordici libri mastri erano: il primo detto « mastro generale di Roma » era il più importante (esso veniva custodito dal computista generale) in quanto non solo vi venivano registrati tutti gli appalti di Roma, i depositi e i pagamenti effettuati in Depositeria generale e le rendite di Avignone, ma anche il netto degli altri libri mastri, il secondo detto della « soldatesche » conteneva la registrazione di tutte le spese per le guardie e le soldatesche di Roma, per le fortezze, le torri e i presidi di tutto lo Stato pontificio; il terzo detto della « Marca, Stato di Urbino e Camerino »; il quarto delle due legazioni di Bologna e Ferrara e del ducato di Benevento; il quinto dell'Umbria e del ducato di Spoleto; il sesto del Patrimonio e dello stato di Castro e Ronciglione; il settimo di Romagna; l'ottavo di Marittima, Campagna, Lazio e Sabina; il nono dei monti camerali; il decimo dei monti comunità; l'undicesimo delle investiture camerali; il dodicesimo dei ' conti a parte ' esistenti in depositeria; il tredicesimo delle armi che esistevano nelle armerie, nei presidi e nelle fortezze di Roma e di tutto lo Stato; il quattordicesimo delle polveri che servivano ai presidi, alle fortezze e alle torri.