Dopo la restaurazione del 1815 l'ufficio del tesorierato può essere definito l'amministrazione generale di tutte le rendite e beni dello Stato. Aveva quindi giurisdizione sulle contribuzioni dirette (dativa reale o imposta fondiaria, testatico, tassa sugli edifici ed altre) e indirette (dazi consumo, compreso il macinato, dazi d'importazione o esportazione, dazio sui tabacchi, ed altri); l'esazione di queste contribuzioni avveniva o mediante appalto o con amministrazione diretta o con amministrazione cointeressata. Il tesoriere inoltre aveva competenza sulle amministrazioni del sale e del tabacco (le tre saline dello Stato, Comacchio, Cervia e Corneto, erano esercitate per appalto), sul mantenimento dei carcerati e galeotti, sul monte di pietà di Roma, la depositeria di Roma, i porti e gli arsenali, i boschi destinati al rifornimento dei legnami per la marineria, le torri e fortezze, compreso Castel Sant'Angelo. Dipendevano dal tesoriere la stamperia camerale, la calcografia, le fabbriche di cotonine «alle Terme» e a Civitavecchia, l'armeria vaticana con annessa fabbrica di archibugi, l'archivio Urbano, le ripe del Tevere e dell'Aniene, l'alaggio o tiro dei bufali. In breve, tutte le amministrazioni competenti in materia finanziaria dipendevano più o meno direttamente dal tesoriere.
Dal 1832, per le citate disposizioni della Segreteria di Stato del 29 dicembre [1], l'amministrazione di tutte le rendite dello Stato fu riunita in tre direzioni generali dipendenti dal tesorierato, che ereditarono alcune competenze della Computisteria generale, e cioè: Prima direzione generale «delle tasse dirette e delle amministrazioni camerali, in ciò che concerne la dativa sui fondi rustici e urbani, comprensivamente alle sovraimposte per le strade nazionali, catasti e simili, all'esigenza dei canoni, e prestazioni nella camera dei tributi; a quella degli arretrati riguardanti i commissariati dei residui nelle Legazioni e nelle Marche, alla tassa degli acquedotti e dei cavalli di lusso in Roma, all'appalto della stamperia camerale e sue dipendenze, e delle altre fabbriche di spettanza dell'erario»; questa direzione rimase presso il tesorierato e non ne esiste un archivio distinto; Seconda direzione generale «delle dogane, macinati, dazi di consumo ed altre privative camerali, regìa dei sali e tabacchi, saline di Ostia, Corneto, Cervia, Comacchio; appalto della neve e ghiaccio di Roma, tiro delle bufale, ancoraggio del Tevere, pedaggi sui ponti e fiumi, ed altri simili diritti e privative», vedi Direzione generale delle dogane dazi di consumo e diritti uniti, p. 1170; Terza direzione generale «del bollo, registro, ipoteche a cui si riuniscono la percezione delle tasse dei cursorati apostolici, e il bollo sulle carte da giuoco», vedi Amministrazione poi Direzione generale del bollo, registro, ipoteche e tasse riunite, p. 1172.
L'amministrazione delle poste e l'impresa dei lotti continuavano ad essere rette in separate amministrazioni, dipendenti sempre dal tesorierato; a quest'ultimo fu conservata l'ingerenza sulla bonifica pontina, sui lavori idraulici camerali, sulle fabbriche camerali.
Il tesorierato generale - sempre per le disposizioni del 1832 - era coadiuvato da un consiglio di finanza [2] e da un consiglio fiscale. In caso di impedimento del tesoriere ne faceva le veci l'assessore, che aveva l'incarico di sopraintendere alla segreteria, alla computisteria generale e alla depositeria [3].
Nel 1836, con l'ordine circolare del tesoriere generale del 15 dicembre [4], furono istituite cinque «amministrazioni parziali» per amministrare «rami di finanza» fino a quel momento di competenza delle divisioni della computisteria generale (a somiglianza di quanto era stato fatto per i lavori camerali con ordine 1° maggio 1836 [5], vedi Amministrazione V), e precisamente: Prima amministrazione dei beni e proprietà camerali, rendite e crediti dipendenti, compresi gli arretrati; dei dazi diretti o prediali e degli altri dazi non dipendenti da amministrazioni camerali già stabilite; esazione delle imposte (dativa reale); Seconda amministrazione delle Allumiere, boschi di Civitavecchia, miniere e cave dello Stato (manca l'archivio); Terza amministrazione delle cartiere, stamperia e calcografia camerale, delle zecche di Roma e Bologna, dell'armeria, delle polveriere, degli stabilimenti di cotonina, e simili (privative e proventi diversi); (Quarta amministrazione delle spese dello Stato, carceri, bagni e luoghi di condanna, comprese le guardia-ciurme e le forniture carcerarie, sanità e marina per la parte erariale, ed altri pesi dello Stato; Quinta amministrazione dei lavori camerali (istituita il 1° maggio 1836), cui fu riunita la competenza sulla conservazione dei fabbricati camerali. Queste cinque amministrazioni dipendevano dalla prima direzione generale del tesorierato, istituita sulla carta dal dicembre 1832 ma di fatto nel 1831, contemporaneamente alle suddette amministrazioni.
Per il motuproprio di Pio IX del 12 giugno 1847 alcune attribuzioni del tesoriere furono ridotte: le carceri passarono alla sacra consulta; l'armeria pontificia alla presidenza delle armi, la pro-presidenza delle ripe alla prefettura delle acque e strade, il governo di Porto e Fiumicino ritornò al presidente della Comarca. Fu invece posta alle dipendenze del tesorierato la direzione generale del debito pubblico. Il tesoriere fu privato delle funzioni giudiziarie; cessò dalla presidenza della congregazione camerale del contenzioso amministrativo e dalla presidenza del tribunale criminale della Camera (questa ultima fu affidata ad un chierico di Camera: vedi istruzione circolare della segreteria di Stato del 26 giugno 1847 [6]). Pur permanendo la carica di tesoriere generale della Camera, l'istituto del tesorierato cessò con la istituzione dei ministeri.