Non si conosce la data della sua istituzione; doveva decidere il contenzioso relativo agli appalti e a tutte le vertenze insorte fra la Camera e le amministrazioni camerali autonome (ad esempio la Tipografia camerale), alle esenzioni e alle immunità da tasse, dazi ed altro, in definitiva a qualsiasi caso che arrecasse danno o passività alla Camera apostolica.
Innocenzo XIII, con chirografo del 24 gennaio 1699, distinse le sue competenze da quelle della congregazione di revisione dei conti e Benedetto XIV con chirografo 31 dicembre 1743 ne stabiliva definitivamente la composizione: il tesoriere in qualità di presidente, tre chierici di Camera, l'avvocato fiscale, il commissario generale, due sollecitatori e il computista generale. In seguito all'editto del 12 giugno 1749 emanato dallo stesso pontefice alla Congregazione venne attribuita la specifica competenza a verificare i titoli che i possessori di privilegi di qualsiasi tipo erano tenuti ad esibire in Camera apostolica.
La decisione del pontefice era scaturita dal fatto che molti di tali possessori, già prima dell'editto, si erano rivolti alla Congregazione camerale per veder confermati i loro privilegi in vista della esenzione, proprio per coloro che possedevano titoli adeguati, dal divieto di esportare grani fuori dello Stato pontificio. Questa specifica competenza della Congregazione camerale è quindi legata alla politica agraria di Benedetto XIV che, com'è noto, permise, ma solo nell'ambito dello Stato, il libero commercio dei grani. Dopo la restaurazione la Congregazione non fu più ripristinata e le sue competenze confluirono nel Tribunale della Camera apostolica.