L'uditore generale della Camera, presidente del Tribunale dell'auditor Camerae, aveva giurisdizione anche sugli affari di carattere amministrativo relativi alla giustizia (personale, disciplina). Con il motuproprio del 12 giugno 1841 sull'istituzione del Consiglio dei ministri, all'uditore di Camera fu affidato il nuovo Ministero per gli affari di giustizia, con le stesse attribuzioni che esercitava prima la segreteria per gli affari di Stato interni (chirografo 20 febbraio 1833, editto 17 dicembre 1834) e poi la Segreteria di Stato. Dal ministero dipese l'amministrazione della giustizia; continuavano però a corrispondere direttamente con la Segreteria di Stato la sacra rota e tutti i tribunali presieduti da un cardinale.
L'uditore di Camera contemporaneamente cessava dalle funzioni giudiziarie, sia civili che criminali: per l'istruzione circolare della Segreteria di Stato del 26 giugno 1847 il Tribunale dell'auditor Camerae prese il nome di Tribunale civile di Roma e la sua Presidenza, già attribuita all'uditore di Camera (dal paragrafo 312 del regolamento 10 novembre 1834) fu assegnata al prelato presidente del primo turno; la giurisdizione ecclesiastica esercitata in nome dell'uditore di Camera fu esercitata provvisoriamente da un luogotenente del primo turno, e quella economica dal giudice uditore addetto all'uditore di Camera (con ricorso, eventualmente, al prelato presidente del tribunale).