Le pontificie Cancellerie del censo o Cancellerie dei catasti furono organi periferici dell'amministrazione del censo dello Stato ecclesiastico restaurato dopo il Congresso di Vienna.
Esse derivavano direttamente dagli omonimi uffici introdotti nei territori del Regno d'Italia dalla legislazione Napoleonica, in particolare dal decreto dell'8 giugno 1805 sull'amministrazione pubblica e sul comparto territoriale, che istituiva una Cancelleria in ogni Cantone, con il compito di "custodire i libri censuari dei comuni compresi nel cantone e di fare le opportune annotazioni in caso di traslazioni di dominio".
Tornato nei suoi domini, dopo il periodo di dominazione francese, il papa aveva abolito nelle province di prima recupera (dove le Cancellerie non erano state istituite) le Direzioni dipartimentali delle contribuzioni dirette, lasciando alla discrezionalità dei delegati, nelle province di seconda recupera, il mantenimento o meno delle Cancellerie. Queste furono abolite nelle Marche, ad eccezione di quella di Ancona, mentre furono mantenute nelle Legazioni.
Con l'articolo 191 del Motu Proprio di Pio VII del 6 luglio 1816 sulla riorganizzazione amministrativa dello Stato veniva intanto ordinata la formazione del nuovo catasto generale "a misura e stima", già avviato dal governo francese nelle province appartenute al Regno d'Italia, e si costituiva a tale scopo la Congregazione dei catasti.
Con dispaccio del 6 novembre 1816 , la Congregazione confermò il mantenimento delle superstiti Cancellerie ed il 1° dicembre 1817 fu emanato a firma del Tesoriere generale, Presidente della Congregazione stessa, il "Regolamento per la definitiva sistemazione delle cancellerie de' catasti" (1) che le istituiva formalmente in ogni Comune sede di Ufficio del registro ed assegnava loro la funzione di custodire la documentazione catastale relativa al territorio di competenza, di mantenerla costantemente aggiornata circa l'assetto della proprietà e lo stato dei beni e degli estimi, di redigere infine i ruoli per il pagamento della dativa reale ed eventualmente di altre tasse che su tali beni gravavano.
L'esatta distrettuazione di ogni Cancelleria, venne stabilita al momento della sua attivazione. Nelle province di prima recupera le Cancellerie furono attivate con circolare della Presidenza del Censo del 17 luglio 1819 e decorrenza dal successivo 1 ottobre (2). Con successiva circolare del 22 settembre 1819 (3) si ingiunse la consegna di tutte le scritture catastali conservate dai comuni alle Cancellerie del censo competenti per territorio. Nello stesso anno se ne completò l'impianto in tutto lo Stato, ad eccezione di Benevento, dove l'ufficio fu attivato solo nel 1825, contestualmente all'attivazione del catasto geometrico particellare appena realizzato.
La Cancelleria del censo di Roma aveva competenza sul territorio di Roma, Suburbio e Agro romano, compresa Isola Farnese; le funzioni dell'ufficio erano svolte dalla Direzione generale del censo il cui Direttore esercitava il ruolo di Cancelliere, come statuito dall'articolo 3 del "Regolamento" del 1 dicembre 1817.
Nella Comarca di Roma, ovvero l'antica provincia di Roma, erano presenti altre otto Cancellerie, che talvolta comprendevano anche comuni appartenenti alle province limitrofe. Erano sede di Cancelleria del censo Albano, Bracciano, Castelnuovo di Porto, Frascati, Palestrina, Palombara, Subiaco e Tivoli.
Con l'Unità d'Italia, le Agenzie delle imposte dirette e del catasto, dipendenti dal dicastero delle Finanze, sostituirono le Cancellerie del censo nel compito di conservare e mantenere efficienti i catasti. Nella Provincia di Roma le Agenzie delle imposte furono istituite con il R.D. del 16 novembre 1870, n. 6046, con effetto dal 1°gennaio 1871.