• consistenza:
  • 2 buste
  • descrizione:
  • La serie comprende un arco cronologico che va dall' anno 1833 al 1867 e presenta caratteri di relativa omogeneità. E' infatti costituita, in gran parte, dalle relazioni informative dirette al Segretario di Stato dal Commissario governativo al quale era attribuita, dallo statuto della banca, il compito di vigilare sull' attività della banca stessa per tutelare gli interessi del governo.
    I documenti di carattere contabile relativi all' attività finanziaria della banca, i verbali delle sedute del consiglio di reggenza, sono sporadici e discontinui e quindi del tutto insufficienti a delineare un quadro oggettivo e completo dell' andamento della banca. Le scarse notizie in proposito sono ricavabili dalle relazioni e memorie e dalle minute di risposte redatte dalla cancelleria della Segreteria di Stato.
    Il carattere particolare della documentazione fornisce, tuttavia, elementi sufficienti a definire l' atteggiamento del governo pontificio nei riguardi del nuovo istituto di credito.
    L' istituzione della nuova banca di emissione e di sconto, che assunse il nome di Banca romana, fu approvata dal Pontefice con rescritto dell' udienza del 22 novembre 1833, con esclusivo privilegio ventennale a partire dal 1 luglio 1834.
    Il brevetto di concessione per l' istituzione della banca era stato venduto dal primo titolare, Maurizio Rubichon, ad una società anonima per azioni costituita a Parigi, con atto del notaio Bouard, in data 5 maggio 1834, ed autorizzata ad istituire la nuova banca con capitale azionario di due milioni di scudi romani. Il primo statuto, redatto in francese, fu approvato dal governo pontificio il 25 luglio 1834 e la banca dette ufficialmente inizio alle sue operazioni il 5 novembre 1834.
    Secondo i termini della notificazione del cardinale Bernetti, in data 14 ottobre 1834, contenente un estratto dello statuto, la banca era stata istituita per favorire le transazioni commerciali, incoraggiare l' agricoltura e l' industria e, soprattutto, per estirpare l' usura che affliggeva tutte le classi sociali.
    Spettava alla banca eseguire operazioni di sconto con la garanzia di depositi di valori d' oro o d' argento o di effetti pubblici o, elemento di grande novità, di derrate agricole non soggette a deperimento. Era, inoltre, autorizzata ad emettere biglietti a corso legale del formato di 100, 50 e 20 scudi e a farsi carico delle spese e riscossioni per conto del Governo.
    La banca era amministrata dal consiglio di reggenza, formato da nove reggenti e presieduto dal Governatore o, in sua vece, dal Vicegovernatore e sottoposta al sindacato di tre censori, tutti nominati dall' assemblea generale degli azionisti convocata ogni anno.
    Nel corso dell' attività della banca, varie vicende, di ordine finanziario e politico, indussero l' assemblea degli azionisti a proporre riforme dello statuto nel 1835, nel 1838 e nel 1842, regolarmente approvate dal governo pontificio.
    L' 8 marzo 1850 il pontefice Pio IX emanava un rescritto da Portici, con cui veniva approvato il progetto per l' istituzione della nuova banca dello Stato pontificio. La Banca romana confluiva con i suoi capitali nella nuova banca .

    Dal punto di vista cronologico, la documentazione in esame è discontinua: abbastanza esauriente fino all' anno 1842, diventa per gli anni seguenti piuttosto lacunosa e formata, prevalentemente, da memorie, alcune della quali anonime. Dal punto di vista formale è assai difforme e costituita, in prevalenza, da dispacci. Si è ritenuto opportuno, data l' estrema eterogeneità degli argomenti affrontati nella corrispondenza, di procedere ad una schedatura analitica e ad una descrizione altrettanto analitica dei fascicoli, ricostruiti facendo riferimento alle classifiche ed ai numeri di protocollo riportati nei documenti.
    Per quanto riguarda l' accertamento degli archivi di provenienza, per gran parte della documentazione è stato possibile individuarli con sufficiente attendibilità. Precisamente, per l' arco cronologico 1833-1842, essa è riferibile all' Archivio della Segreteria di Stato: denominazione che, come è noto, dal 1833, definiva il dicastero che si occupava della gestione degli affari internazionali, in contrapposizione con la Segreteria per gli affari di Stato interni, costituita in quell' anno per la divisione delle due branche amministrative, che fino a quella data erano state riferite alla Segreteria di Stato.
    Questa circostanza è spiegata dal fatto che, nel lasso cronologico sopra indicato, la gestione della banca, come si è detto, era in mano ad una società di azionisti francesi.
    A partire dal 1842, in coincidenza con la "italianizzazione" della Banca romana (staff dirigenziale ed azionisti), la competenza della Segreteria di Stato non ha più ragione di esistere e, infatti, una lettera del Segretario di Stato al cardinale Segretario per gli affari di Stato interni, ci informa del passaggio della relativa competenza a quest' ultimo. Con la competenza è trasferito al cardinale capo del dicastero anche il carteggio che fino a quel momento si era venuto formando presso la Segreteria di Stato per questo "affare". Ciò spiega, anzitutto, la presenza di documenti della Segreteria di Stato nel fondo Camerale II: essi provengono tutti dal fondo della Segreteria per gli affari di Stato interni, conservato presso l' Archivio di Stato di Roma, a partire dal 1833; e, in secondo luogo, la corrispondenza, a partire da questa data, tra le segnature d' archivio che appaiono nella documentazione e le serie di registrazioni (protocolli, repertori) dell' Archivio della Segreteria per gli affari di Stato interni, poi Ministero dell' Interno (dal 1848), conservato presso l' Archivio di Stato di Roma.
  • storia della custodia:
  • I documenti si presentavano prima del riordinamento in uno stato di totale e assoluto disordine, mescolati promiscuamente l'uno all'altro. Si è cercato innanzitutto di procedere alla ricostruzione originaria, seguendo le classifiche di protocollo della Segreteria di Stato per gli affari interni, conservati presso l'Archivio di Stato di Roma.
    Parte della documentazione proviene dall'archivio del Tesoriere generale, poi Ministro delle Finanze, mentre, per un limitato gruppo di fascicoli, non è stato possibile determinare con certezza la provenienza, sebbene la somiglianza con la documentazione conservata nel fondo del Tesorierato generale, poi Ministero delle Finanze, possa far supporre la medesima origine. Si tratta, certamente, di documentazione piuttosto eterogenea anche sotto l'aspetto formale, che va idealmente rapportata agli archivi delle magistrature che l'hanno prodotta. Per effettuare, infatti, una ricerca quanto più possibile compiuta, bisogna necessariamente integrare i documenti del fondo Camerale II, Banca romana con gli archivi delle magistrature da cui tali documenti sono stati prodotti e con i fondi conservati negli archivi francesi .
    Per offrire una visualizzazione quanto più possibile organica dei fondi da cui la documentazione è stata estratta, ed anche in vista di un futuro reinserimento dei documenti negli archivi di provenienza, si premette all'inventario una tavola sistematica nella quale i documenti sono stati raggruppati per archivio di provenienza e, all'interno, i documenti sono stati elencati in ordine cronologico. I documenti di incerta provenienza sono stati posti in fondo alla tavola.
    I corrispondenti sono stati, di norma, indicati con nome e cognome, eccetto alcuni casi nei quali tale dato non sia stato possibile reperire; in tal caso si è indicata la carica rivestita.
    Per la specificazione delle qualifiche, si rinvia all'"elenco alfabetico dei corrispondenti", posto in appendice al presente inventario nel quale per ogni corrispondente si indica: il cognome, il nome di battesimo, la qualifica, il rinvio ai fascicoli nei quali ricorre la citazione.
    Si è creduto opportuno seguire tale criterio per rendere più agevole la consultazione del presente inventario.
    L'inventario segue l'ordine nel quale i documenti sono disposti nelle buste.
  • strumento di sala n°:
  • 113/11
 

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