Le 888 unità, fra protocolli, repertori, rubriche e carteggio, che costituiscono l' archivio dell' Ufficio 1, occupano un arco cronologico che va dal 1522 al 1878 (1) .
L' Ufficio attualmente contraddistinto con il n. 1 recava nell' elenco del François il n. 4 e faceva parte dei 15 uffici che affiancavano l' attività del tribunale del primo Collaterale di Campidoglio: sono difatti presenti nei protocolli della serie Istromenti, atti verbalizzati per il tribunale del primo Collaterale frammisti agli atti privati costituiti da donazioni, patti di fidanzamento, contratti di varia natura, obbligazioni, censi, ma anche talvolta testamenti ed inventari post mortem. I testamenti meritano un discorso a parte in quanto i notai li inserivano tra gli Istromenti fino alla metà del secolo XVI, momento nel quale essi iniziarono a conservare in una serie a parte i testamenti chiusi, trattandosi di una documentazione riservata, mentre è solo dalla fine del secolo che anche i testamenti non coperti da segretezza vennero conservati in una serie distinta dagli Istromenti. La serie dei Testamenti si presenta suddivisa quindi in due parti: quella dei Testamenti propriamente detta e quella dei Testamenti chiusi, conservate però in maniera promiscua per il periodo più antico; difatti il primo volume della serie Testamenti contiene in realtà i testamenti consegnati chiusi tra il 1563 ed il 1667 all' ufficio notarile ed aperti poi, in forza del motu proprio di Clemente XI del 1703, nell' ufficio del notaio Floridi. Ad esso si deve aggiungere un consistente gruppo di testamenti chiusi, rintracciato in sede di schedatura, rogati dal 1723 al 1755 ed aperti nel 1807 nell' ufficio del notaio Sommaini, che li inserì in un volume di Istromenti del 1807 dopo averli aperti, in forza del citato motu proprio. La serie dei Testamenti comincia dunque propriamente con il volume di atti che risalgono al 1597, mentre la serie dei Testamenti chiusi continua poi nella omonima serie, conservata separatamente dal resto dell' archivio dei Trenta Notai Capitolini (2). La serie dei Testamenti dell' Ufficio 1, completata ora con i volumi dei Testamenti chiusi, giunge così, come la serie degli Istromenti, all' anno 1875. Le altre serie descritte nell' inventario, Protesti, Rubriche, Repertori di atti pubblici, raccolgono tipologie di atti e strumenti di ricerca ottocenteschi, mentre gli 8 pacchi di carte sciolte rintracciati in fondo all' archivio dell' Ufficio 1 sono stati schedati analiticamente nella serie Carteggio (3).
I protocolli del secolo XVI. Nell' ambito del lavoro di inventariazione si è reso indispensabile differenziare il grado di analiticità della schedatura delle unità archivistiche: i volumi risalenti al ' 500, ed in particolare i volumi che precedono il 1586, sono stati esaminati nel dettaglio, onde definire esattamente l' arco cronologico della documentazione, i notai autori degli atti contenuti nei protocolli, spesso diversi da quelli indicati sulla coperta del volume, la loro sede di lavoro.
Per quanto riguarda la localizzazione dello studio (4) dei notai che precedettero l' istituzione di questo e degli altri uffici, avvenuta nel 1586, i dati emersi in fase di schedatura confermano la notizia fornita da Salvioni nel suo elenco di notai romani, compilato nel 1785 (5), circa l' ubicazione in Campomarzio dell' ufficio notarile i cui protocolli più antichi appartengono al notaio Sano Perelli (6). Per altro verso possiamo ora aggiungere che il notaio Perelli, che abitava nel rione Monti negli anni Venti del ' 500 (7), ebbe lo studio in Parione nel 1547, poi nel rione Colonna dal 1553 al 1558, ove lo affiancò, prima di sostituirlo, il notaio Domenico Graziani. Con quest' ultimo l' ufficio si trasferisce in Campomarzio almeno dal 1573, epoca in cui troviamo il notaio Graziani che vi redige atti per il primo Collaterale di Campidoglio, dieci anni prima della bolla con cui Sisto V avrebbe destinato a tale compito 15 dei trenta uffici notarili capitolini da lui creati.
Dalla metà del secolo incontriamo nell' Ufficio 1, oltre agli atti del Graziani, alcuni protocolli del notaio Tarquinio Severi, anche se la gran parte dei protocolli di questo notaio, risalenti alla seconda metà del secolo (1564-1606), si trovano all' Archivio Storico Capitolino: il Severi rogava per il primo Collaterale certamente negli anni 1568-70, ed aveva la sua sede di lavoro in questo periodo nel rione Arenula.
Strumento indispensabile per l' individuazione di tali informazioni si è rivelato l' esame dei proemi e delle sottoscrizioni notarili, l' analisi della tipologia degli atti rogati e dell' actum di essi, che ha permesso di seguire dislocazione degli studi notarili sul territorio urbano.
La schedatura analitica dei volumi del secolo XVI ha consentito inoltre di ricostruire sulla carta la composizione di protocolli e quinterni di notai diversi, assemblati in un unico volume, ed anche di ricomporre la successione cronologica, spesso lacunosa e confusa, di protocolli di uno stesso notaio, legati insieme, spesso a distanza di molto tempo, dai notai che si sono succeduti nell' ufficio.
Si è così potuto precisare più esattamente l' arco di attività dei notai che rogarono per l' Ufficio 1, la successione cronologica dei volumi contenenti i rogiti di ciascuno di essi, che in diversi casi si discosta dalle rilevazioni effettuate ormai 120 anni fa dal François (8). Si è data inoltre notizia della presenza del "proemio", sottoscrizione autografa, segno notarile incontrati nei diversi protocolli, della tabula e più tardi repertorium delle parti, e talvolta, quando ciò emerge dal testo, della presenza di atti verbalizzati per il tribunale del primo Collaterale, presso il quale il notaio prestava la sua attività.
I protocolli dei secoli XVII-XIX. A partire dal secolo XVII, o meglio dal 1586, data di istituzione dei Trenta Uffici e dei loro archivi, la conservazione degli atti in protocolli diviene più sistematica ed ordinata, organizzata in serie ed all' interno di esse sistemata in rigido ordine cronologico a cura degli uffici, ormai definiti ed individuati, che provvedono alla tenuta degli atti rogati, in ottemperanza alle costituzioni pontificie a tal fine emanate tra la fine del XVI secolo e l' inizio del XVII (9).
Questo è il motivo per il quale, a partire dal 1600, non sono più trascritte nell' inventario le informazioni che compaiono sul dorso dei volumi, dal momento che esse coincidono sostanzialmente con quanto riscontrato direttamente nei volumi e riportato nelle finche Notaio, Estremi cronologici.
Le scritture di questo ufficio sono state esaminate anche sotto il profilo della specializzazione, conseguita da alcuni notai titolari, a rogare atti in maniera continuativa per enti laici o ecclesiastici, corporazioni, confraternite, chiese: dall' analisi dei protocolli è emerso che a partire dal 1602, e cioè durante il notariato di Agapito Ricci, e successivamente con i suoi successori Torquato ed Ascanio Ricci, sono inseriti, nei protocolli degli Istromenti, gli atti della corporazione dei sarti (Universitas Sutorum), mentre dal 1625 in avanti si trovano gli atti della confraternita del SS.mo Crocefisso in S. Marcello. Con il notaio Giovanni Maria Antonetti si interrompe la tenuta delle scritture della corporazione dei sarti e troviamo invece atti per la corporazione di S. Gregorio dei muratori (1647).
La schedatura analitica ha inoltre permesso di precisare, integrare e completare il quadro dei notai titolari, con i notai sostituti cercando anche di chiarire la situazione che si veniva a creare ogni volta che si verificava una successione nell' ufficio (10).
Dal 1642 al 1645 è titolare dell' ufficio il notaio Ascanio Ricci che però non firma mai gli atti: al suo posto sottoscrivono, con la formula "pro domino Ascanio", Francesco Lucarelli, più tardi titolare dell' Ufficio 5 nonché dell' ufficio notarile dei Segretari e Cancellieri RCA, e Giacomo Mauritius, notaio ignoto al François. Alla fine del ' 600 con la morte del notaio Giovanni M. Antonetti e prima della nomina del notaio Francesco Floridi, nuovo titolare dell' ufficio, sottoscrivono gli atti rogati tra il 1697 ed il 1699, i notai Francesco Calderoni e Pasquale de Chinis, che non figurano nell' elenco del François. Così alla morte del Floridi i volumi vennero intitolati a Floridi Successor dal 1724 al 1727, e solo dopo un esame delle sottoscrizione degli atti contenuti, si sono potuti accertare i nomi dei notai, Luca de Menetonis e Ottaviano Caietanus, che lo sostituirono in attesa del nuovo titolare. Stesso metodo è stato utilizzato per enucleare i nomi dei notai sostituti nelle successioni che si sono susseguite fino alla fine degli atti dell' Ufficio 1 e che compaiono nello spazio denominato Note.
(1) In sede di schedatura è stato assegnato un numero di corda a ciascuna unità archivistica, indipendentemente dalla serie cui essa appartiene; nell' ambito di questa operazione, si è reso necessario procedere a diversi spostamenti di volumi, i cui estremi cronologici non rispettavano la naturale successione cronologica degli atti. Di tali spostamenti rimane traccia nell' area della "precedenti segnature".
(2) La serie, che contiene esclusivamente i testamenti chiusi dei 30 uffici notarili capitolini e degli uffici aggiunti elencati alla nota 1, fu creata artificiosamente al momento del versamento all' Archivio di Stato di Roma dell' archivio dei Trenta Notai Capitolini, forse nell' intento di salvaguardare un materiale documentario delicato, i testamenti chiusi. I testamenti furono poi aperti, su disposizione ministeriale, nel 1937. La serie dei Testamenti Chiusi dell' Ufficio 1, offre ora nuove possibilità di indagine alla comunità degli studiosi.
(3) Non si sono potuti rintracciare invece i "repertori e rubriche a brandelli" e le "mappe e carte topografiche" che nell' inventario 14/a, redatto da A. Macchiarelli nella prima metà del secolo appena trascorso, occupavano i nn. 886-888, e che risultavano all' epoca "racchiusi in tre cassette".
(4) Bisogna ricordare che molti atti venivano rogati dai notai non nell' ufficio ma nella propria abitazione, in una bottega, nella residenza di una delle parti oppure in luoghi pubblici ("in porticali", "in apotheca", "in orto sive reclaustro", in "palatio", "in via publica").
(5) LUIGI PEREGO SALVIONI, Raccolta esattissima di tutti i notari dell' alma città di Roma dall' anno 1507 a tutto il 1785, Roma 1785, pag. 18.
(6) Del notaio Sano Perelli sono conservati molti protocolli nell' archivio del Collegio dei Notai Capitolini, che precede cronologicamente l' archivio dei Trenta Notai Capitolini: molti atti suoi, che compaiono in minuta o in note estese nei volumi del Collegio, sono poi stati copiati in mundum, e da lui scrupolosamente sottoscritti, nei suoi protocolli dell' Ufficio 1: di tale operazione rimane traccia nella R che compare sul verso del contratto ad indicarne la registrazione oppure nella P presente nel margine della nota estesa che indica la pubblicazione del contratto.
(7) Nel vol. 1 a c. 26r-v dell' anno 1527, il notaio Perelli descrive, in data 6 maggio 1527, l' entrata in Roma dell' esercito di Carlo V, le violenze subite dalla popolazione, gli atti "sacrileghi" commessi dalla soldatesca, l' assedio e l' espugnazione di Castel S. Angelo, la carestia, la peste che seguirono al Sacco.
(8) Se si istituisce un confronto tra le notizie che compaiono sul dorso dei volumi cinquecenteschi (è indicata la serie cui appartengono i rogiti, Istromenti o Testamenti, l' arco cronologico contenuto nel volume, il nome del notaio che roga) e quanto emerge dal lavoro di inventariazione, ci si rende conto del fatto che il nome del notaio, autore dei rogiti del volume esaminato, e l' arco cronologico rilevati, sono talora radicalmente diversi da quelli indicatici dal François: è stato dunque possibile in numerosi casi precisare o ridefinire il panorama dell' attività di alcuni notai. Della confusione interna ai primi protocolli di questo ufficio, appartenenti ai notai Sano Perelli, Tarquinio Severi e Domenico Graziani, ci informava già sommariamente il François nella nota di pag. 84 dell' Elenco citato.
(9) Per un panorama completo della legislazione vedi anche M.L. SAN MARTINI BARROVECCHIO, Sul notariato dello stato pontificio prima e dopo la riforma di Sisto V, in "Sisto V, I. Roma e Lazio", Atti del VI Corso internazionale di Alta Cultura, pp. 235-242.
(10) Rintracciare un atto rogato da un notaio sostituto, se non si conosce il nome del titolare dell' ufficio o il numero dell' ufficio stesso, è molto difficile:al fine di agevolare la ricerca sono stati rilevati ed inseriti nell' indice i nomi dei sostituti accanto a quelli dei titolari. Si deve comunque avvertire che il lavoro di rilevazione dei nomi dei sostituti ufficialmente incaricati e dei notai che effettuarono sostituzioni occasionali, è stato condotto senza alcuna pretesa di esaustività.