• storia della custodia:
  • L'archivio dei Cistercensi foglianti del monastero di Santa Pudenziana fu versato all'Archivio di Stato di Roma circa il 1875, insieme con altri fondi di congregazioni soppresse. Non è stato possibile reperire, negli atti della direzione, il relativo verbale di versamento. Il fondo, che conserva documentazione dal secolo XVI, fu certamente riordinato nel corso del secolo XVIII, forse in seguito alla costituzione "maxima vigilantia" del 1727, con cui Benedetto XIII dettava le norme per la riorganizzazione degli archivi ecclesiatici. Tutta la documentazione, tranne quella riunita sotto la categoria VARIA e che si compone di pochi atti sciolti, è infatti riunita in filze di fattura settecentesca, legate in pergamena e recanti sulla costa delle annotazioni di serie.
    L'accostamento della documentazione risponde a un concetto ibrido tra quello moderno di posizione e quello tradizionale di serie composte da documentazione della stessa natura; infatti, mentre in alcuni tomi i documenti sono riuniti per affari (v. serie II, posizioni), altre volte sono accostati in base alla loro natura, come accade per gli istrumenti (serie III) e per la documentazione giudiziale (serie IV). Anche in quest'ultimo caso, però, la continuità dell'indicazione seriale (i volumi sono tutti contrassegnati dal termine "protocollo" seguito da una lettera dell'alfabeto maiuscola), richiama più alla mente il criterio moderno di affare in senso generale (per esempio, documentazione amministrativo-giudiziaria) che quello tradizionale di serie omogenea di documenti simili.
    Non è stato possibile approfondire l'analisi della documentazione, mentre l'esistenza di unità precostituite e inscindibili (le filze) avrebbe richiesto una inventariazione analitica che consentisse poi di fare un discorso più preciso al riguardo. Una fetta cospicua del fondo è costituita da documentazione sull'eredità Savelli, che i cistercensi ricevettero probabilmente insieme al lascito e che conservarono riunita in tomi numerati progressivamente come pezza d'appoggio per gli affari e le numerose contestazioni che sorsero intorno all'eredità. Si tratta di documenti relativi agli interessi patrimoniali di casa Savelli dal secolo XVI al XVIII (creazione di fedecommessi, testamenti, acquisti e alienazioni di beni, inventari, cause sostenute da vari membri della famiglia) e un esame approfondito ne rivelerebbe i nessi con gli affari trattati dai cistercensi relativamente all'eredità. La documentazione è stata disposta in ordine cronologico, divisa in due settori (documentazione diversa e documentazione contabile), enucleando in ciascuno di questi i precedenti (documenti della framiglia) dagli affari trattati dai monaci. L'ordine adottato ha sovvertito quello risultante dalle precedenti segnature archivistiche : di queste ultime si è tuttavia data puntualmente notizia nella parte della scheda dedicata alla descrizione materiale del pezzo.
    Per dar conto dei criteri adottati nell'ordinamento, con i limiti cui sopra si è accennato, si aggiunge che, seguendo quelli ormai canonizzati per il riordinamento dei fondi di congregazioni religiose soppresse e apportando le variazioni che apparivano indispensabili, si è cercato di riunire il materiale così condizionato in varie categorie, non senza qualche forzatura. Così, per esempio, la serie originale dei protocolli contrassegnati da una lettera dell'alfabeto maiuscola è stata divisa in due serie (III, istrumenti e IV, cause) e inframmezzata con altri tomi contenenti documentazione assimilabile all'una o all'una o all'altra categoria. A questo proposito si avverte, inoltre che la serie IV va completata con la consultazione dei tomi di documetazione giudiziale contenuta alla voce Eredità (sezione VI): vedi, per esempio, i tomi 50, 73-76 (eredità Savelli).
    Più organica è la documentazione contabile (serie VIII) che si è conservata nella progressione originale delle serie, divisa in quattro sottoclassi: giustificazioni (filze contrassegnate dal termine protocollo seguito da un numero arabo), registri di introito, registri di esito, libri mastri. Anche a proposito della contabilità, si segnala che quella relativa all'eredità Savelli, per cui i monaci tenevano delle registrazioni separate, è stata collocata alla voce (regg. 93-106).
    La serie che apre l'inventario è costituita dai decreti capitolari; si tratta, in realtà di un solo registro superstite per gli anni 1671-1722; il secondo volumetto dà conto delle cose notevoli accadute nel monastero dal 1802 (epoca della fusione dei foglianti coi cistercensi) al 1809.
    Nella serie VII si sono riuniti tre pezzi d'archivio attinenti all'amministrazione della chiesa: obblighi di messe, professioni solenni di conversi, suppliche di zitelle per il 'roverso' di S. Giuseppe (un donativo di sette canne di tela turchina che i monaci erano soliti fare nella loro chiesa il giorno della festività del Santo a sette fanciulle).
    Di un certo interesse la serie V, che raggruppa le situazioni patrimoniali e gli inventari dei beni del monastero presentati in vari capitoli generali, oltre al catasto delle rendite del monastero per la seconda metà del secolo XVIII.
    Infine, in appendice al fondo, si sono posti tre registri di contabilità del monastero di Sermoneta, per gli anni 1766-1796.
    L'ultima avvertenza riguarda le datazioni estreme. La documentazione del secolo XV e della prima metà del XVI pervenne ai foglianti con le eredità, ed è quindi documentazione aggregata all'archivio, oppure si tratta di copie più tarde di documenti attinenti agli interessi patrimoniali del convento, conservati come precedenti.
  • strumento di sala n°:
  • 25/III, 36
  • allegati:
  • 25.III.36 - Cistercensi foglianti in S. Pudenziana
 

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