- consistenza:
- 48 buste, 6 volumi
- descrizione:
- La prima dogana sulle merci straniere a favore dele Comunità - e per esse della Congregazione del Buon Governo - fu stabilita da Clemente XII con chirografo 9 maggio 1735. In base ad esso l' importazione nello Stato Pontificio dei "panni bassi forestieri" il cui valore non eccedesse i cinque scudi la canna fu assoggettata al pagamento di una gabella del 20 per cento a beneficio della Comunità. L' esazione, amministrazione e regolamento ne furono affidati alla Congregazione del Buon Governo (1). Una gabella del 12% fu imposta contemporaneamente sui panni eccedenti il valore di 5 scudi importati in Roma e nel suo distretto entro le 40 miglia dalla città, da pagarsi alle Dogane generali di Roma. Il ricavato di questa gabella fu destinato alla R.C.A., l' amministrazione ne fu affidata al Tesoriere generale.
Il Pontefice dispose inoltre che le due gabelle, del 12 e del 20 %, a favore rispettivamente della R.C.A. e del Buon Governo, fossero riscosse dagli stessi ministri. In questa serie si trovano perciò scritture che si riferiscono sia alla gabella del 20 % sulle fettucce liscie ed alla gabella del 10% introdotta nel 1738.
"Sovraintendente generale" dell' Amministrazione della dogane del Buon Governo fu Andrea Mavilio, dal 1735 al 1757, e quindi Paolo Mavilio, dal 1758 al 1786.
In base ai chirografi del 1735 e 1738 al prefetto del Buon Governo erano attribuiti i poteri di ispezione sulle dette gabelle e le facoltà di nominare i ministri per l' esazione di esse e l' apposizione del bollo sulle stoffe assoggettate a dogana. La giurisdizione civile e criminale sulle gabelle spettava invece al card. camerlengo. Successivamente, lo stesso Clemente XII con due chirografi del 15 marzo 1738 (editto 20 marzo 1738 del Card. Camerlengo) impose un' altra gabella del 10% sulle sete di qualunque valore e sulle sete fiorate di valore non superiore a sei scudi la canna. La gabella fu destinata a beneficio della R.C.A. e sue Dogane generali in Roma e nel distretto ed a beneficio, invece, delle Comunità in tutto il resto dello Stato. Queste disposizioni furono rinnovate da Benedetto XIV con il motu proprio del 4 maggio 1748.
Il gettito delle gabelle a favore del Buon Governo fu, nell' ultimo decennio di applicazione di esse (1775-1784), piuttosto modesto: 1.500 scudi annui, e si prevedeva che sarebbe ulteriormente diminuito (2) con il decrescere delle importazioni, in seguito allo sviluppo delle industrie nazionali protetto da Pio VI.
Questi, nel riordinare il sistema doganale con lo stabilimento delle dogane ai confini dello Stato (motu proprio 26 aprile 1786), ordinò la cessazione della competenza del Buon Governo sulle dogane. Esse perciò furono riunite tutte alle dipendenze della R.C.A. e sue Dogane generali, ed amministrate dal tesoriere Generale; la R.C.A., in cambio, corrispose la somma di 1.500 scudi annui alla Congregazione del Buon Governo (3).
Le scritture relative alle dogane esercitate per un cinquantennio dalla Congregazione del Buon Governo si trovano nelle buste 328-382. Particolarmente interessanti fra di esse quelle relative alla Fiera di Senigallia (4), alla Fiera di Farfa e ad altre fiere dello Stato pontifixcio(5). Nalle b. 9 sella serie I si trovano invece, oltre alla legislazione ed alle massime, anche un gruppo di patenti - fra cui alcune in pergamena - di nomina di ministri per l' esazione delle gabelle da parte del prefetto del Buon Governo.
Dopo il 1786 non cessò la competenza del Buon Governo in materia di manifatture: in seguito alla riforma doganale, fu stabilito (editto 26 novembre 1786 del card. Antonio Casali, prefetto della Congregazione degli sgravi e Buon Governo) che i prodotti nazionali - i quali potevano circolare liberamente in tutto lo Stato, senza più pagare dogane - dovessero essere bollati a cura delle Comunità in cui aveva sefe la fabbrica (6). Altre istruzioni, in data 30 agosto 1788, ed un editto il 10 settembre successivo, emanò il successore, card. Carandini, sulla bollazione, da parte delle Comunità, anche dei manufatti di ferro, acciaio, piombo, stagno, rame, ottone, ecc., di fabbricazione nazionale.
Rimasero inoltre in vigore alcune gabelle comunali su generi di consumo. La Congregazione del Buon Governo ne effettuò il censimento (circlare 10 marzo 1787), ordinando che entro 15 giorni ogni Comunità desse l' elemco dei dazi soppressi e di quelli mantenuti. In seguito ai ruisultati di questo censimento, la Congregazione confermò o sppresse le diverse gabelle, Comunità per Comunità (7).
Rientrò, inoltre, nella competenza del Buon Governo "tutto ciò che concerne l' agricoltura nello Stato ecclesiastico" (8): troviamo così un ordine circolare 26 aprile 1788 (9) della Congregazione, in cui si danno disposizioni per l' applicazione degli ordini pontifici sull' incremento della coltivazione degli olivi.
Spesso, anche, il Buon Governo si occupò di stimolare le industrie (10). Precisava infatti la bolla "Gravissimarum" di Benedetto XIV (1 ottobre 1753, cit.): "...Neque minori studio eam partem oeconomici regiminis dicta Congregatio commendatam sibi esse noverit,
quae spectat ad tuendam, augendamque Terrarum culturam, et ad Artes, et Opificia in opportunis Regionibus, et Locis excitanda, tuenda, atque amplificanda".
Più volte la Congregazione concesse anche prestiti in proprio a privati per l' impianto o l' ampliamento di fabbriche (11) o per impedire la chiusura di industrie in cattive condizioni economiche. Nel 1778, durante la Prefettura del card. Casali, la Congregazione del Buon Governo iniziò in proprio un' impresa di cave di alabastri (12), mentre più tardi furono concesse varie privative a Comunità per l' estrazione di ferro e di altri minerali (13).
Oltre alla riapertura della miniera di ferro a Monteleone ed all' inizio dei lavori per un' analoga miniera a Guarcino (1790), poi abbandonata a causa della scarsa resa, si deve alla Congregazione del Buon Governo, durante la Prefettura del card. Carandini, la fondazione della ferriera di Terni (1794), con la costruzione di un edificio apposito. La ferriera stessa fu anzi concessa in affitto proprio dal Buon Governo, sino alla soppressione della Congregazione (1794-1847) (14).
1) La gabella aveva carattere protezionistico per l' industria nazionale, come già in passato (cfr. gli editti 28 giugno 1678, 14 settembre 1684, 2 maggio 1693, 15 settembre 1718).
2) Motu proprio 26 aprile 1786: "...negli ultimi tempi si sono estese le manifatture in detto nostro Stato pontificio, ed in seguito delle provvidenze già date, e che saremo per dare in appresso, ci giova sperare, che saranno per vieppiù estendersi così che a poco a poco anderà a diminuirsi l' introduzione dell' estere...".
3) A.S.R., A.B.G., serie VII a, reg. 3053.
4) Una descrizione dei registri (uno per ogni anno) relativi alla Fiera di Senigallia in Vittorio Franchini, La Fiera di Senigallia nella politica economica protezionistica pontificio (sec. XVIII), in Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche, serie VII, Vol. VI, 1951, Ancona, 1953, pp. 55-49.
5) Il privilegio di celebrare pubbliche fiere fu spedito dapprima con breve, e più tardi con chirografo, accompagnato da una lettera della Congregazione del Buon Governo (P.A. De Vecchis, De Bono Regimine, cit. vol. II, p. 150).
6) La Congregazione pagò nel 1786 sc. 667,30 all' "ottonaro" Gioacchino Dognazzi per 1.778 bolli di ottone e 18 di ferro da inviare alle Comunità "ad effetto di caratterizzare le manifatture nostrali" (A.S.R., A.B.G., serie I, reg. 65).
7) Cfr. le bb. 375-379. Nella stessa serie si trovano anche gruppi di relazioni e notizie sulle gabelle comunitative relative ad anni precedenti: 1748 (vol. 371, 1759 (voll. 372-373), 1777 (b. 374). Le gabelle di passo e pedaggio furono abolite con i m.p. 9 aprile e 7 giugno 1777.
8) Editto 9 giugno 1787 del card. Carandini, prefetto della S. Congregazione de' sgravi e Buon Governo (A.S.R., Bandi, B.G., b. 347).
9) A.S.R., Bandi, B.G., b. 347.
10) Cfr. ad es. la circolare del 28 dicembre 1791, con la quale la Congregazione del Buon Governo esortava i cittadini a coltivare l' industria ed il commercio e chiedeva alle magistrature comunali di inviare proposte per incrementare le arti e il commercio nelle singole Comunità (A.S.R., Bandi, A.B.G., b. 348).
11) Dai regg. 261-328 della serie VII-a (anni 1740-1793) rileviamo fra gli altri i seguenti: sc. 1.000, poi sc. 3.000, a Giuseppe Faccini (fabbrica di pellami in Ronciglione); sc. 3.000 ai fratelli Picchi (seterie, Ancona); sc. 3.000 a Francesco Savoja (seterie, Forlì); sc. 2.500 a Pietro Biancini (saje, Castel della Miuccia); sc. 7.100 a Luigi Vincenti, Pietro Zonghi, Ferdinando Zuccari e Maddalena Cinotti (Iane, Fabriano); sc. 4.000 a Mario Mancini (due cartiere e una feltriera, Fabriano); sc. 2.000 a Luigi Merli (fustagni e bassini, Ascoli); scudi 2.000 a Bernardino Oradei (cartiera, Pioraco).
Due editti del 1758 del card. Doria, prefetto del Buon Governo, concernono analoghi prestiti per le fabbriche di seterie dei mercanti Domenico Vitali e Domenico Carpi in Forlì (A.S.R., A.B.G., serie I, vol. 42).
Da altra fonte (A.S.R., A.B.G., serie I, reg. 65), oltre ad alcuni dei predetti, rileviamo i prestiti di 2.000 scudi al Conte Angelo degli Oddi, Conte Lodovico Oddi, Marchese Girolamo Antinori, cav. Carlo Baldeschi, Marchese Uguccione Bourbon di Sorbello, cavalieri peruguni (pannine); e sc. 2.000 alla Comunità della Pergola (lanificio di Pietro Campanelli).
La restituzione del capitale doveva avvenire, di solito, in 9-10 anni, e doveva essre corrisposto al Buon Governo un modesto interesse. Altri prestiti furono concessi senza interesse e senza termine per la restituzione: 2.000 scudi nel 1777 al Reclusorio pio di Foligno, per le arti e manifatture; 800 scudi nel 1784 all' Università dell' arte dei calzettari di Fabriano, ecc. (A.S.R., A.B.G., serie I, reg. 65).
12) Le cave si trovavno a Cori, Orte e Civitavecchia. Gli alabastri venivano conservati nei due magazzini di Roma (a cura di Domenico Manzolini), e di Civitavecchia (a cura di Pietro Dumas); A.S.R., A.B.G., serie I, reg. 65 data dal Pontefice.
13) Miniere di ferro in Monteleone di Norcia (1790) e cave di marmi, alabastri e "pietre mischie" in Amelia, Bauco, Civitavecchia, Cori, Cottanello, Falvaterra, Filettino, Foligno, Licenza, Norma, Ornano, Orte, Orvieto, Perugia, Poggio S. Lorenzo, Ponza, S. Gregorio, Sezze, Stroncone, Subiaco, Terracina, Tivoli, Tolfa e Visso (1780). La concessione era data dal Pontefice, e perfezionata con istrumento notarile. Le Comunità dovevano pagare un canone simbolico alla R.C.A., tramite la Congregaizone del Buon Governo (editti 16 maggio 1804 del prefetto card. Girolamo della Porta, in A.S.R., A.B.G., serie I, b. 90).
14) Affittuari della ferriera furono il Marchese Marcello Sciamanna, dalla fondazione (1794); Andrea Mariani di Civitavecchia (1805: enfiteusi perpetua, poi revocata per inadempienza); i fratelli Battaglia di Vitorchiano (affitto concesso nel 1820 dal prefetto del Buon
Governo card. Albani); infine Giuseppe Bersani (A.S.R., Archicio Camerale, parte III, b. 2294, ed A.S.R., A.B.G., serie I, b. 95).
Al momento della cessazione della Congregazione (31 dicembre 1847), una delle entrate di essa era ancora costituita dai proventi, per la verità assai modesti, dell' affitto della ferriera (A.S.R., A.B.G., serie I, b. 95).